Da un paio di giorni spopola in rete un video condiviso migliaia di volte e visualizzato da milioni di navigatori online.
Fin qui nulla di nuovo: potrebbe essere un successo di uno youtuber, uno spot particolarmente ben riuscito, il trailer di un nuovo film holliwodiano.
In realtà nulla di tutto ciò: è un video che si scopre dopo l’inevitabile pandemonio creato, che
doveva restare “segreto”.
Doveva far parte di un lavoro di team building all’interno di una filiale di una banca del gruppo Intesa, mentre è passato di mano in mano per poi diventare virale.
Dopo il pubblico ludibrio, ecco partire le due fazioni: guru della rete che si scagliano contro l’uso errato dei social, rievocando casi di drammatica finalità, e sostenitori delle libere condivisioni.
Diversi brand molto attivi online hanno subito colto l’occasione di creare meme per sfruttare il riflesso dell’eco ricevuta e proporre proprie campagne online.
Non è questa la sede per giudicare il giusto o l’errato, nè per aprire processi ai responsabili.
Qui vogliamo invece analizzare un semplice aspetto: l’incompetenza.
Intesa come incapacità di fare innovazione senza considerare gli aspetti delicati delle nuove tecnologie.
Piccolo riassunto: la banca (e parliamo di Banca Intesa, il principale gruppo bancario nazionale) promuove un contest interno per le filiali in cui doveva venire realizzato un video musicato per promuovere il “gioco di squadra”, la collaborazione, il mettersi in gioco.
Probabilmente ogni filiale doveva realizzare il proprio video.
Quante volte vengono fatte attività simili nelle grandi aziende? A me è capitato innumerevoli volte.
Mi è capitato anche di proporne, sotto forma di “role play” in cui si interpretano ruoli finalizzati ad immedesimarsi nei ruoli per comprendere meglio l’attività da svolgere.
C’è un però….
Oggi viviamo nell’era dell’interattività, delle testimonianze e dei video.
Tutti i cosiddetti influencer affermano che il prossimo sarà l’anno dei video (anche se in realtà lo affermano da un paio d’anni).
Diventa quindi naturale per un’azienda pensare ad un video come espressione del lavoro di gruppo che si vuole esprimere.
E’ innovativo, è semplice dal momento che basta uno smartphone, ovvero lo strumento più maneggiato.
Dovrebbe essere naturale pensare che i video sono riproducibili, condivisibili, pubblicabili.
Una volta accadeva solo con le foto, ma bisognava essere attenti a cogliere l’attimo e diventare candidati al premio Pulitzer.
Con i video è tutto più semplice: si accende, si riprende ed il gioco è fatto.
Tanto che al termine del video appena ripreso compare poi l’icona condividi!
Perchè se non si condivide pare quasi che non si sia vissuto quel momento.
Anche questo è innovazione, con gli aspetti positivi e negativi che comporta.
Ecco perchè fare innovazione significa farla con i giusti supporti, con la guida utile ad identificare aspetti positivi e negativi delle scelte e delle azioni.
Fare innovazione significa avere la consapevolezza dei rischi e delle opportunità che si possono incontrare.
Non va improvvisata, oppure questi sono i risultati.