Perchè è fondamentale guardare al futuro in Cina e non negli USA.

Se il titolo ti può sembrare un’affermazione banale, ti spiego cosa mi sta portando a guardare alla Cina come punto di riferimento.

Non parlo del miliardo e passa di abitanti, dell’apertura verso l’occidente o dell’invasione che potrebbe portare la Cina sul mercato.

Del resto non si può cancellare in un giorno uno status di appartenenza; e fino a quando per indicare un prodotto scadente a basso prezzo si continuerà a parlare di “cineseria” il valore dell’artigianalità di alcuni prodotti o servizi resterà percepito come superiore.

Ma… c’è un ma.

Alla percezione serve far seguire i fatti, e mi intriga capire meglio come stia evolvendo una realtà così lontana e diversa culturalmente.

Non entro in analisi politiche legate a temi di dazi tra USA e Cina, che forse andrebbero viste con un’altra ottica; ma non è questo il mio ambito.

Lo stimolo mi è venuto da un’intervista che ho letto, a Carl Pei, uno dei cofondatori di One Plus.

Cosa è One Plus? Uno dei brand di smartphone più in crescita del momento; fondato 4 anni fa ha un fatturato nel 2017 di circa un miliardo e mezzo di dollari, in uno dei mercati più competitivi come quello degli smartphone.

Dal punto di vista tecnico, il modello di punta viene elogiato come uno dei migliori, se non il miglior modello sul mercato.

Ma non è questo che mi ha solleticato l’interesse, quanto una serie di affermazioni che ho letto nella sua intervista, sul modello di business, e sulle nuove tendenze della Cina.

Vado con ordine, e riporto le parti che reputo interessanti, lasciando il link all’intervista originale.

Piccolo preambolo su chi è Carl Pei: figlio di genitori cinesi emigrati in Svezia, cresce e studia a Stoccolma, senza perdere il cordone con la Cina, nella quale torna con continuità e dove decide di lanciare all’età di 21 anni, la sua idea di creare “il miglior smartphone android”.

Cercando informazioni sull’azienda One Plus, si leggerà che ha creato un modello di business totalmente online, senza rivenditori fisici sul territorio e con campagne marketing esclusivamente online, senza spot televisivi o pubblicità tradizionali. Tutto si basa sul concetto di community di utenti e sviluppatori.

Arrivo quindi a riportarti cosa dice della Cina, che ha suscitato il mio interesse per lo sconvolgimento all’innovazione che potrebbe portare a brevissimo.

“Le cose avvengono rapidamente in Cina. Shenzhen ha annunciato di recente che tutti i taxi dovranno essere elettrici entro fine anno. Ed entro l’anno successivo tutte le vetture dovranno essere elettriche. Quando viene deciso qualcosa, avviene davvero molto rapidamente”.

Rapidità: ecco un elemento che non riscontriamo in Italia, ma neppure in Europa.

Siamo lenti nelle decisioni, nei cambiamenti, abbiamo proroghe, discussioni, sentenze e ribaltamenti delle sentenze. Tutto questo ingessa e inibisce la rapidità.

Del resto ne ho già parlato a proposito di Mobike, il successo di bike sharing che guarda caso è una startup cinese.

Ecco che Carl Pei cita poi un esempio di servizi per il privato:

“Anche il settore servizi è più veloce per la concorrenza. Ad esempio: ho chiamato recentemente un servizio di imbianchini per l’appartamento. Mi trovavo in Europa, ma ci è voluto solo qualche giorno per fare tutto. L’impresa di tinteggiatura ha creato un gruppo su Wechat, dove postavano le foto dell’appartamento e potevo seguire i progressi da dove mi trovavo. Quando sono tornato, i  mobili erano al loro posto, e le pareti pitturate. In Svezia mi sarebbero serviti due mesi.”

Ed ecco la frase che ho riportato nel titolo:

“Vivendo in Cina da tempo ho assistito al rapido sviluppo tecnologico, ma quando torno in Svezia” (E PARLIAMO DI SVEZIA, NON DI UN PAESE SOTTOSVILUPPATO, DEL PAESE AL VERTICE DI OGNI CLASSIFICA EUROPEA), “noto che le persone non sono attente alle dinamiche. Gli svedesi seguono ancora i trend degli USA, ma gli Stati Uniti stanno guardando alla Cina. Quindi sono preoccupato che la Svezia non sia in grado di creare unicorni (grandi startup dal valore miliardario), perchè il mondo sta cambiando più velocemente di quanto l’occidente non comprenda.”

Questi aspetti mi hanno colpito!

Rapidità, velocità, cambiamento.

Raccontati da quello che in Italia considereremmo un ragazzino, o un “bamboccione” come amava dire qualcuno, che ha creato una delle società emergenti più in vista del momento nel settore dell’evoluzione e della tecnologia. Che ha creato un ponte tra Europa e Cina, cogliendo il meglio da entrambe le realtà e coniugando un modello di business verso cui necessariamente occorre guardare, indipendentemente dalla natura e dimensione del proprio business. Che lancia degli allarmi ma non insegue la tecnologia e l’innovazione fine a se stessa.

Un esempio? Ecco cosa dice degli smartphone pieghevoli e della realtà aumentata:

“La realtà virtuale avrebbe dovuto sostituirsi agli smartphone, ma non è successo. Nessuno usa la realtà virtuale; se hai un visore sta a prendere polvere su un mobile perchè non ha un’utilità pratica oggi. Gli smartphone pieghevoli non sono una richiesta dei clienti oggi. Non dobbiamo fornire innovazioni di cui non c’è bisogno convincendo i clienti che non ne possono fare a meno.”

La mia opinione:

Tutto il contesto italiano lo vedo confuso: in ogni settore, dalla politica, all’economia è mancata negli anni o forse nei decenni, una linea guida certa, uno Zenit a cui fare riferimento.

  • Nascondersi sempre dietro all’unicità, al “made in italy”, alla qualità non basta più. Perchè altri hanno imparato a fare qualità, e perchè c’è meno richiesta di qualità.
  • Tutto è talmente veloce che non sempre serve sia perfetto e durevole, se è solo temporaneo.
  • Nell’attesa di avere il prodotto o servizio perfetto, qualcuno lo venderà al nostro posto migliorandolo nel tempo.

Se vuoi lasciare il tuo parere, sarò lieto di conoscere la tua opinione.

 

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